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Value for Money: golf, paninari e mediocrazia.

Il value for money è la vera rivoluzione copernicana. Si tratta di giustificare i propri acquisti da un punto di vista etico e chi propone un bene o un servizio, non può non tenerne conto.

Acquistare ciò che non vale la spesa non è più considerato chic, ma, in qualche modo addirittura amorale.

Il fenomeno determina la necessità dei fornitori di beni e servizi di soddisfare questa nuova dimensione etica dell’acquisto: persino i circoli del golf, che, quantomeno in Italia, ancora alla fine del secolo precedente, cercavano di costruire la propria immagine, sulla propria esclusività, non solo cercano di aumentare il numero di servizi proposti alla clientela, costruendo campi da tennis o piscine, ma si associano, stipulano convenzioni e gemellaggi, per consentire, con la tessera dell’uno di giocare in numerosi altri campi, ammettono i bambini e i cani, eliminano il dress code obbligatorio. Il sistema dei clienti, è attento ai propri acquisti, perché la scelta di spendere il proprio denaro assume, come si è detto, una dimensione etica.

Il prodotto deve rappresentare un’esperienza complessa, ma questo in qualche modo può creare nuove opportunità di Businnes.  All’interno dei centri commerciali, un paio di parcheggi, vengono tipicamente affittati ad una cooperativa che effettua lavaggi di auto, non tanto per l’incremento di fatturato della società che gestisce l’iper-luogo, che comunque si trova ad affittare uno spazio commerciale in più rispetto a quelli della galleria, ma perché, così facendo si dà un servizio in più al cliente.

La vera risorsa limitata è il  tempo e parte della soddisfazione che deriva dalla possibilità di godere di un sistema di offerta deriva dal fatto di potere fare, magari anche con una minore qualità, tante cose insieme. Niente di nuovo: un centro commerciale, che, in fondo, è l’evoluzione moderna e occidentale dei Suk e dei Bazar, nei quali al fianco dei negozi, c’erano, senza avere un banchetto,  i lustrascarpe, e tutta una serie di servizi accessori meno strutturati.

Torniamo all’esempio del campo da #golf, dove si concentrano clienti  con un’ampia disponibilità economica, pronti a spendere e a richiedere servizi, complessi. Anche nel parcheggio del campo da golf, potrebbero essere offerti servizi di lavaggio dell’automobile, ma, all’interno del club, le persone richiedono servizi di baby sitting, qualche volta di dog sitting, mentre i club non sono nemmeno in grado di offrire la vendita di qualche souvenir ai turisti che accedono ai campi. Completare la gamma dei servizi offerti sarebbe un modo per aumentare le entrate dei circoli, spesso in crisi, e per dare maggiore value for money al proprio sistema di clienti. Completare l’offerta è un modo per essere più competitivi.

Le persone comprano computer, telefoni, tecnologia, con caratteristiche molto superiori a quelle che sono effettivamente in grado di sfruttare.  L’omologazione è riconosciuta come un valore, l’ostentazione, non lo è. Persino i colori delle auto, diventano meno appariscenti. La prime auto del dopoguerra, erano in massima parte bianche o nere, per via della limitata disponibilità della famiglie che acquistavano l’auto per rispondere a un’esigenza da soddisfare in termini di funzione d’uso. Negli anni successivi, le carrozzerie si specializzarono nel creare serigrafie artistiche e personalizzare le automobili nei modi più originali.  Nel 2016, la percentuale delle auto bianche si è attestata, in Italia, sul 35%;con punte di crescita, del 39% delle auto nuove.

Se si osservano i design delle automobili degli anni ’80 del 1900, in piena espansione economica, si osserverà che le auto avevano forme molto differenti, la ricerca dell’innovazione, passava per una diversificazione e per una ricerca dell’ostentazione del valore. Per dire di più: negli anni 80, i “Paninari”, nati a Milano, dalla volontà di diversificarsi dalla massa orientata a sinistra,  erano gruppi di ragazzi, che si vestivano in modo simile, tutti, all’incirca con gli stessi marchi, ascoltavano musica simile e seguivano complessivamente le stesse mode, in modo pedissequo, costituendo una sorta di grande comunità, e che per certi versi, in questo senso, potrebbero essere visti, come gli antesignani della mediocrazia.

Ma paradossalmente, il loro tentativo era proprio quello di dissociarsi, da una massa, che disprezzavano, ostentando il “potere economico” dei loro genitori e, quindi una sorta di presunta superiorità da quella massa. All’interno del gruppo, il tipo di moto, il grado di esoticità o di visibilità del luogo delle vacanze, la capacità riconosciuta di sedurre, erano gli elementi che determinavano una sorta di gerarchia. Chi spendeva di più era più apprezzato.

Non è più così. Il lusso non è più il costo. L’esclusività è il “value for money”è esclusivo chi è etico cioè chi, allo stesso prezzo, riesce ad acquistare un prodotto che gli garantisca un  sistema complesso e articolato di benefici,  che forse non userà mai, come nel caso dei telefono iper performanti, ma che garantiscono che non ha buttato i suoi soldi, e quindi ha agito secondo la coscienza collettiva.

In tema di golf ed economia del turismo si rimanda anche all’articolo già pubblicato.

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